Simonico, martedì 1 dicembre 2009

Ieri, come previsto, nel tardo pomeriggio è arrivato il vento. Da nord-est, 26 nodi. Il motore ha ceduto il posto alle vele che anche oggi sospingono “Simonico” a una velocità di 8 nodi. Questa dovrebbe essere la condizione di vento che ci porterà fino ai Caraibi. L’oceano si è gonfiato, ma si mantiene ancora in condizioni più che buone.
I delfini, stenelle, ci hanno già fatto visita alcune volte. In gran numero si affollano sulla prua, offrendoci uno spettacolo di salti e guizzi sempre affascinante.
Attorno a noi praticamente solo acqua. Ogni tanto compare una nave, ma nei giorni a venire spariranno anche quelle. Nessuna barca a vela.

Oggi si è presentato per combattere con me un marlin di piccole dimensioni, attorno ai 25-30 chili. Mentre osservavo la poppa l’ho visto arrivare. Due colpi di rostro sull’esca e poi l’abboccata. In una manciata di secondi si è preso 300 metri di lenza. Poi, nel momento in cui ho chiuso la frizione del mulinello, il mio sfidante si è liberato, andandosene.
Questa è una condizione che si verifica – con il marlin – quasi sempre. E’ un pesce difficile da allamare. Probabilmente questo è dovuto alla conformazione della bocca.
Alla prima occasione sottoporrò il problema a un pescatore professionista, ma del marlin, quando di grandi dimensioni, più che la cattura mi interessano, gli spettacolari salti che compie.

Qualche parola ancora sul nostro amico piccione. Dopo essersene andato, ieri mattina è ricomparso. Prima sceglie di nuovo il boma poi si posa in coperta a poppavia dell’albero. Dopo qualche minuto, zampettando sul passavanti, viene a poppa a farci visita. Non è intimorito. Franco gli offre del pane, io del riso, ma non li assaggia. Gli offriamo dell’acqua e per questa mostra subito un forte interesse, bevendo a lungo.
A una più attenta osservazione, resa possibile dalla vicinanza, notiamo che ha un secondo anello, sulla gamba destra, di colore giallo-oro. Nasce in noi l’interesse per una visione completa dei numeri che si intravvedono incisi.
Lasciamo girare il nostro piccione all’interno del pozzetto e fra i nostri piedi, poi Italo con una mossa decisa, ma delicata al tempo stesso, lo cattura. Finalmente è possibile leggere gli anelli.
Riportiamo qui sotto i dati. Se qualche lettore del sito è anche un naturalista lo preghiamo di farli pervenire a qualche associazione (WWF, cacciatori, ecc.).
Al momento della “cattura” la barca era a 300 miglia dalle Canarie diretta a Capo Verde. Dopo averlo liberato il piccione è rimasto ancora molte ore sulla barca. Una dimostrazione che si è trovato a suo agio.

I DATI:
Anello giallo-oro: ESP R.F.C.E. 2009 231167
Anello rosso: TIPES MC 603

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